Venerdì 11, sabato 12, venerdì 18, sabato 19 marzo ore 21.00
Domenica 13, domenica 20 marzo ore 17.00
Laboratori e matinée per le scuole: 17, 18, 19 marzo 2016 matineé

COME IL CANE SONO ANCH’IO UN ANIMALE SOCIEVOLE

creazione collettiva di Emanuele Aldrovandi, Luca Cattani, Cecilia Di Donato, Marco Maccieri, Marco Merzi, Massimo Navone, Angela Ruozzi
su un progetto di spettacolo di Massimo Navone

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Nel 1912 Jack London scrive ‘La peste scarlatta’ sperimentando uno dei primi prototipi di narrativa ‘post-apocalittica’. Ambientata nel 2070, la storia narra le conseguenze devastanti di un’epidemia di proporzioni mondiali che nel 2013 ha sterminato l’umanità, facendo regredire in breve tempo le condizioni di vita dei pochissimi sopravvissuti sul pianeta ad uno stadio semiprimitivo.
Dopo aver sperimentato la condizione della solitudine assoluta e la paura di essere rimasti soli al mondo, gli scampati che riescono ad incontrarsi si aggregano in piccole tribù ma, essendo incapaci di servirsi della tecnologia, delle macchine e degli strumenti della precedente ‘civiltà’, sono costretti a riscoprire come sopravvivere in un mondo in cui la natura ha ripreso con prepotenza il sopravvento sui resti di città e strade ormai abbandonate da decenni.
Il protagonista della vicenda è un vecchio professore di storia che cerca di raccontare ai suoi giovani nipoti ‘neoselvaggi’ l’epopea tragica di cui è forse uno degli ultimi testimoni viventi.
Ma i ragazzi stentano a seguirlo. Il suo linguaggio colto e ricco di vocaboli suona loro bizzarro e spesso incomprensibile, abituati come sono ad una comunicazione elementare, esclusivamente funzionale alle necessità fondamentali della sopravvivenza quotidiana.
La speranza di poter consegnare loro una traccia di memoria su cui iniziare a ricostruire il futuro di una nuova civiltà comincia a venir meno nella mente del Professore.
Quale sarà allora il destino di questo campione di umanità casualmente sopravvissuta? Sarà per forza condannata a ripercorrere per secoli le tappe e gli sbagli delle generazioni che l’hanno preceduta e della cui esperienza si è perduta la memoria?
‘La condanna di chi non rammenta il passato è replicarlo, la condanna di chi lo ricorda è vederlo replicare senza poter fare nulla per evitarlo’, sembra essere questa la dolorosa conclusione, ma la fiducia che la ‘meraviglia incomparabile della civiltà saprà ad ogni modo risorgere’ non abbandona mai il vecchio narratore.
‘La peste scarlatta’ si conferma, nella curiosa coincidenza della sua ambientazione temporale con i nostri giorni e il nostro prossimo futuro, un contenitore di temi e suggestioni di grande attualità.
L’idea dello spettacolo non è quella di mettere in scena un adattamento teatrale del racconto, ma di coinvolgere il pubblico in un’esperienza partecipata e ‘interattiva’. Ricreando attraverso il gioco e la suggestione del teatro alcune delle situazioni di maggiore intensità drammatica immaginate da London, gli attori chiederanno al pubblico di prendere posizione rispetto a dinamiche relazionali, comportamenti, reazioni emotive, scelte strategiche, e saranno pronti a sviluppare l’azione in un senso o in un’altro in base alle risposte ricevute, sperimentando circostanze ed esiti diversi di serata in serata.
‘Come il cane sono anch’io un animale socievole e ho bisogno dei miei simili’ è il pensiero martellante che spinge il protagonista, dopo tre anni vissuti in solitudine assoluta, ad abbandonare la sicurezza del luogo in cui cibo e acqua gli erano garantiti per lanciarsi alla disperata ricerca di qualche possibile sopravvissuto. Un uomo da solo non ha senso d’esistere e la civiltà è il risultato del cammino nei millenni di una moltitudine di uomini ognuno diverso dall’altro.

 

Spettacolo adottato da

Tecnomotoscope