
Il Fallimento è un’opzione
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Introduzione di Marco Maccieri e Angela Ruozzi, direttori artistici del Centro Teatrale MaMiMò
Buongiorno a tutti,
Siamo felici di essere qui in presenza per questa conferenza stampa che segna la ripartenza delle attività di MaMiMò dopo la Fase 1 di Emergenza Covid. Oggi vi presentiamo il nostro progetto artistico per la Fase 2 che ci accompagnerà per i mesi estivi. Il progetto s’intitola IL FALLIMENTO E’ UN’OPZIONE, un titolo volutamente ambivalente nella sua immagine di definitività e di possibilità.
Prima di raccontarvi la genesi del progetto e le sue motivazioni artistiche, però, abbiamo deciso di spendere alcuni minuti per inserire questo avvenimento in un contesto più ampio, alla luce di ciò che ha vissuto abbiamo il mondo della cultura durante i mesi di lockdown e delle strategie che abbiamo visto applicare al nostro settore.
Nonostante la nostra gioia per la riapertura dei teatri, infatti, non possiamo negare una certa amarezza per le condizioni in cui questa riapertura si colloca. Riapriamo, ma anche noi, come molti altri nel nostro settore e quasi tutti i settori produttivi del paese, riapriamo senza essere solidi e con enormi condizioni di incertezza. Il blocco delle attività teatrali dal vivo e le restrizioni della Fase 2 che, al momento possiamo prevedere dureranno per tutto il 2020, significano per MaMiMò un dimezzamento delle entrate da qui a dicembre. MaMiMò è sostenuta per meno del 30% delle sue entrate annuali dal contributo pubblico. Il restante 70% dipende da attività di impresa culturale privata. Le restrizioni necessarie al rallentamento dell’epidemia, incidono pertanto in maniera sostanziale sulla nostra struttura e sulla sua stabilità nei prossimi mesi in termini di programmazione, produzione, garanzia di assunzione del personale e dunque, sull’offerta culturale alla città.
Le misure di aiuto messe in atto dal Ministero e dalla Regione Emilia Romagna purtroppo, al momento, non sono né quantificabili né programmabili per mancanza di indicazioni chiare, ad oggi, da parte delle istituzioni.
Questa incertezza sulle risorse destinate alla cultura sembra, d’altronde, essere strutturale in Italia.
Basti ricordare che nella sola Manovra del Decreto Rilancio i fondi stanziati per gli aiuti al settore cultura sono stati di 1 miliardo su 55, circa il 2% del totale, la metà, per esempio, di quelli stanziati per il settore turismo che pure ha risentito molto meno del settore teatrale della chiusura della Fase 1.
Ancora, la cultura in Italia, non è considerata un settore strategico per la governance del paese, per la sua crescita economica e soprattutto per il suo sviluppo sociale e intellettuale. I numeri di questo decreto, d’altronde, sono in linea con la percentuale di spesa pubblica destinata ogni anno al settore cultura: l’1% del PIL (gli altri stati europei ne investono mediamente il 2%, la Spagna il 3%, l’Islanda il 7%).
La pandemia non ha fatto che mettere in luce la scarsa fiducia del nostro paese nel sistema culturale come leva per lo sviluppo, nonché la scarsa fiducia negli artisti come incubatori di pensieri innovativi e figure di mediazione culturale, così necessarie invece in una società complessa, in continua trasformazione e fortemente influenzata dal linguaggio dei mezzi di comunicazione, come quella attuale.
Questi numeri sono imbarazzanti per un paese membro dell’Europa e per un paese che all’Articolo 4 della sua Costituzione ci ricorda che “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere un’attività che concorra al progresso materiale o spirituale della società”, ma poi non si preoccupa di garantire le condizioni economiche perché questa attività alla quale tanti si dedicano, possa esplicarsi al meglio e nel rispetto della dignità di ciascun lavoratore.
Questo è il contesto in cui riapriamo, ancor più consapevoli del poco riconoscimento imputato al nostro lavoro e ai lavoratori del nostro settore.
Che le cose cambino è una questione di scelte politiche ed economiche e noi faremo la nostra parte per dimostrare che ha senso che le cose cambino.
Perciò, riapriamo.
Non solo per, citando il nostro Presidente del Consiglio, far divertire e appassionare i nostri concittadini, ma perché durante la quarantena ci siamo ancor più resi conto di come le cose che a volte consideriamo superflue siano di fondamentale importanza per il nostro nutrimento spirituale: leggere un libro, ascoltare la voce del nostro cantante preferito, avere il conforto delle parole illuminate di un poeta, chiacchierare con un vicino dall’altra parte del balcone.
“Gli eventi culturali hanno importanza massima per la nostra vita. Questo vale anche per questo periodo di pandemia da Coronavirus. E forse è solo in questo momento che ci rendiamo conto di cosa ci manca. Perché nell’interazione degli artisti con il loro pubblico si aprono prospettive completamente nuove per guardare alla nostra vita. Ci confrontiamo con le emozioni, noi stessi sviluppiamo emozioni e nuovi pensieri, siamo pronti ad entrare in discussioni interessanti. Comprendiamo meglio il passato e possiamo anche guardare al futuro in modo completamente nuovo”. Così Angela Merkel alla sua nazione, sostiene il valore della cultura anche in epoca di pandemia.
Riapriamo perché abbiamo voglia di riprendere a testimoniare questo valore; perché vogliamo dare alle persone la possibilità di incontrarsi; perché abbiamo la fortuna di poter dialogare con una regione e un’amministrazione locale che, a differenza di ciò che accade purtroppo altrove, si sono attivate fin da subito affinché la riapertura potesse accadere in tempi rapidi, superando gli ostacoli dei cavilli della burocrazia.
Ma MaMiMò non vive solo a Reggio Emilia: siamo una Compagnia che circuita in tutta Italia e pertanto ci sembrava nostro dovere allargare lo sguardo e porre una riflessione sul sistema nazionale.
Siamo vicini ai colleghi che non stanno riaprendo, agli artisti che non lavoreranno ancora per molti mesi e ci auguriamo che possano farlo al più presto, convinti del ruolo strategico della funzione culturale per una società che voglia rielaborarsi, ripensare se stessa, evolvere.
Marco Maccieri e Angela Ruozzi