Venerdì 20 e 27, sabato 21 e 28 gennaio ore 21.00 | Domenica 22 e 29 gennaio ore 17.00

JEKYLL E HYDE – uno strano caso

Tratto dal romanzo di Robert Louis Stevenson
drammaturgia 
Emanuele Aldrovandi
con  Luca Cattani, Cecilia Di Donato, Marco Maccieri, Marco Merzi, Marco Sforza, Alessandro Vezzani
scene Antonio Panzuto
realizzazione scena Donatello Galloni e Alice Benazzi
costumi Francesca Dell’Orto
disegno luci Fabio Festinese
musiche originali eseguite dal vivo da Marco Sforza
regia Angela Ruozzi e Marco Maccieri
produzione Centro Teatrale MaMiMò

Leggi la trama

Lo spettacolo, tratto dall’omonimo romanzo di R. L. Stevenson, racconta la storia del dottore inglese Henry Jekyll che, in seguito ad alcuni esperimenti condotti con l’obbiettivo di separare – all’interno di un singolo uomo – il “bene” dal “male”, inizia a trasformarsi in un doppelganger: Edward Hyde. Se Jekyll è un rispettato medico, con una serena vita sociale e una tranquilla cerchia di amici, Hyde è un disgraziato che vaga per le strade di Londra seminando disprezzo, commettendo delitti e – all’apice della noncuranza per il prossimo – si macchia di un omicidio per futili motivi. Uno strano testamento e alcune lettere di Jekill, però, iniziano a insospettire i due amici, Utterson e Lanyon, che cominciano a indagare e finiranno per scoprire – quando sarà troppo tardi per salvarlo – il segreto del dottore.

 

Note di drammaturgia: Perché Jekyll e Hyde?

Il pensiero novecentesco ha reso molto più fluidi e indefiniti i confini fra “bene” e “male” e questo – invece di far diventare il romanzo di Stevenson in un qualche modo datato – rende se possibile ancora più attuale il tentativo del dottor Jekyll di isolare almeno una delle due estremità in cui sembra dividersi l’anima umana.
Cos’è il male? È interessante leggere nella prefazione dello stesso autore che Stevenson non identifica il male con la voluttà o, semplicemente, con il cedere ai propri istinti, ma è alla ricerca di qualcosa di più atavico… una certa luce negli occhi, un atteggiamento che potrebbe essere nominato in tanti modi e che lambisce i concetti di “viltà”, “egoismo”, “disprezzo”, “odio”, “invidia” eccetera, ma che non può in nessun modo essere riassunto da nessuno di essi. Il male è forse qualcosa di innominabile e inesprimibile, tanto quanto il bene o il concetto di divinità. Per questo il romanzo, e così sarà lo spettacolo teatrale che da esso verrà tratto, è allo stesso tempo sia un viaggio di alcuni personaggi all’interno di una storia, sia una ricerca profonda nell’animo umano sui fondamenti della nostra natura, estremizzabili in “bene” e “male”.
Se Hyde viene descritto come il “male assoluto”, Jekyll è invece un normale cittadino inglese di fine ‘800, alla costante ricerca di un equilibrio fra la morale pubblica, i propri istinti e la propria etica personale. Insomma, non è il “bene assoluto”, ma “la normalità”. Questo è molto interessante perché sta a significare che lo sdoppiamento non avviene separando due assoluti, ma isolandone uno solo, quello negativo. Come se solo l’indagine dell’oscurità potesse dirci qualcosa sulla luce. E anche lo spettacolo sarà così: un viaggio nel buio dell’uomo ottocentesco e dell’uomo di oggi, che forse ci farà scoprire, di rimando, anche qualcosa di fondamentale sulle sue e le nostre virtù.

 

Spettacolo adottato da:

orafo reverberi  Tecnomotoscope