
Prosa
ELIA KAZAN. CONFESSIONE AMERICANA
testo di Matteo Luoni | con Woody Neri, Valeria Perdonò, Luca Mammoli, Irene Maiorino, Carlo Amleto Giammusso | regia Pablo Solari | scene e costumi Maddalena Oriani | disegno luci Fabio Bozzetta | disegno sonoro Alessandro Levrero | produzione Centro Teatrale MaMiMò con il sostegno di Centro di Residenza della Toscana (Armunia Castiglioncello – CapoTrave / Kilowatt Sansepolcro)
debutto 19 settembre 2020 – la Biennale di Venezia
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Nel 1952, Elia Kazan, uno dei più acclamati registi di Hollywood, consegna i nomi di amici e colleghi alla Commissione per le attività antiamericane, denunciandoli come comunisti. Da quel momento, Elia continuerà la sua carriera stellata di successo, fama, soldi e sesso, ma sarà per sempre perseguitato dal marchio nero dell’infamia.
Kazan, il regista di “Un tram chiamato desiderio” e de “La valle dell’Eden” nasce in Turchia, nel 1909. Elia è solo un bambino quando, pochi anni dopo, sbarca a New York con tutta la sua famiglia greco-turca. A quei tempi, la Grande Mela è una babele di culture e ambizioni, sull’orlo della Depressione del “29. In conflitto tra tradizione e modernità, vecchio e nuovo mondo, Elia troverà il suo talento dapprima in teatro – incontrando il grande Lee Strasberg, inventore del “Metodo” – e poi nel cinema. È qui che diventerà l’Elia Kazan che conosciamo, quel volto duro e silenzioso che guarda all’orizzonte quel “Sogno Americano”, che lui – ex migrante – si porterà dentro per tutta la vita. Ed è in nome di questo “Sogno Americano” che andrà a Los Angeles, dirigerà film, scriverà libri, si sposerà tre volte e consegnerà al governo amici e colleghi, rei di aver tradito la sua nuova patria. C’è un inevitabile prima e dopo nella vita di Kazan, un bivio che ci chiede di valutare la sua opera in un torbido chiaroscuro, e ossessivamente ci domanda: Possiamo davvero separare le vicende personali di Kazan dai suoi film? Possiamo perdonare il suo tradimento alla luce della brillante eredità artistica che ci ha lasciato?
“Gli unici film belli e onesti che ho girato, li ho fatti dopo la mia testimonianza”. Kazan aggiunge: “dopo il primo Aprile 1952 iniziai a girare film che erano personali, che uscivano da me, il cui fuoco viveva di ciò che io avevo passato. Questi sono i film che ancora rispetto”.
Questo spettacolo parla di uomini, donne e ideali, in un’America che si srotola per tutto il Novecento, attraverso politica, teatro, cinema, famiglia e sesso. È una storia che parla di quel compromesso che una volta nella vita tutti siamo costretti ad affrontare: quella scelta per cui non c’è salvezza. Come fai, perdi. Senza amici e senza armi, Elia si dovrà trovare da solo con la sua vocazione, per poter capire veramente chi è, o chi è diventato.