Un eschimese in Amazzonia pone al centro il confronto tra la persona transgender e la società (il Coro), fino ad arrivare al paradosso che l’Eschimese si stanca di raccontare sé stesso. La società segue le sue vie strutturate e l’eschimese si trova, letteralmente, ad improvvisare, perché la sua presenza non è prevista. Il Coro parla all’unisono, attraverso una lingua musicale e ritmata, quasi versificata, utilizza una gestualità scandita, dando vita ad una società ipnotica, veloce, superficiale, a rischio di spersonalizzazione.
La struttura è quella del “link web”, l’analogia del pensiero manovra le connessioni o forse il nonsense stesso dell’illogica internettiana. Anche l’Eschimese è parte degli stessi stereotipi della sua contemporaneità, anzi nella sua stand up comedy è personaggio autentico proprio perché vive e rappresenta la propria inautenticità di abitante del Villaggio Globale. Si sforza di avere una visione soggettiva, ma anche la sua è, a ben guardare,
infarcita di luoghi comuni e spersonalizzata. Il comico nasce anche dal mettere in rilievo quelle dinamiche che rendono l’essere umano marionetta, macchina, ovvero un essere sociale, un essere già giocato dalla cultura.




