STABAT MATER, secondo capitolo della Trilogia sull’Identità della Compagnia The Baby Walk, viene ora presentato in una forma diversa, con un nuovo cast e un allestimento completamente rinnovato nella volontà di far rivivere un progetto che, in anni non sospetti, aveva trattato tematiche politicamente e socialmente centrali quali l’autodeterminazione e la libertà d’espressione identitaria.
La storia che viene raccontata è quella di uno scrittore trentenne alle prese col diventare adulto e il trovare una collocazione nel mondo. Una collocazione che viene cercata nella relazione con l’altro e nell’emancipazione dalla madre, figura fagocitante e, per lui, simbiotica.
La scrittura è lo strumento attraverso il quale performa sé stesso inventando nuove possibilità, artistiche ed esistenziali, creando cortocircuiti di convenzione.
Tra le sue parole, nel modo di veicolarle, e in quelle delle due donne chi si relazionano a lui vedremo franare molti degli stereotipi maschili più tossici.
Il lavoro è un invito a pensare noi stessi come autori della nostra “forma”, concependo i tasselli identitari che ci compongono non come una gabbia, ma come strumenti per comunicare con l’altro.