Un racconto corale 

La ballata dello Stranieri

Narrare vita e comunità

In collaborazione con Acer Reggio Emilia e l’Assessorato alla casa e alla partecipazione del Comune di Reggio Emilia, il Centro Teatrale MaMiMò ha dato vita a un percorso artistico profondamente umano, pensato per ascoltare e raccontare uno dei quartieri popolari più significativi della città: Villaggio Stranieri.

L’idea iniziale era ambiziosa: attraversare più quartieri popolari della città e unirli attraverso uno spettacolo e un documentario, mettendo in luce differenze e somiglianze. Ma le risorse a disposizione hanno portato a una rimodulazione del progetto, e si è scelto – in pieno accordo con i partner – di concentrare l’intervento esclusivamente su Villaggio Stranieri. È diventato così il simbolo di tutte le realtà popolari di Reggio Emilia, uno spazio da osservare con attenzione, da abitare con rispetto e da raccontare con cura.

Il progetto si è costruito passo dopo passo, con il desiderio di dare voce a chi vive quotidianamente quel luogo: persone di generazioni diverse, con storie, origini e visioni del mondo differenti. Insieme al personale di Acer, è stato fatto un primo lavoro di ascolto e individuazione di chi potesse offrire uno spaccato autentico della vita nel quartiere. Gli operatori e volontari di MaMiMò hanno poi incontrato, uno a uno, i potenziali partecipanti, spiegando il cuore del progetto e raccogliendo le prime adesioni.

L’incontro è stato da subito al centro di tutto. Gli attori, i drammaturghi e i volontari del nucleo artistico di MaMiMò, insieme a un videomaker e un regista, hanno realizzato lunghe interviste con chi ha scelto di raccontarsi. Doveva essere un’ora, ma ogni volta il tempo si dilatava: c’era tanto da dire, tanta voglia di condividere. Dopo anni vissuti spesso in silenzio o in solitudine, queste conversazioni hanno rappresentato una sorta di riscatto. Un modo per rimettere in fila pensieri, emozioni, ricordi e dolori, e restituirli a una dimensione collettiva.

È emerso un ritratto vivido del quartiere e dei suoi abitanti. Le storie personali si sono intrecciate con quelle del territorio: dai cambiamenti sociali avvenuti negli anni ’80 e ’90, con la grande ristrutturazione del Villaggio, alla progressiva scomparsa di negozi e spazi di incontro, che ha inciso profondamente sulla vita comunitaria. La trasformazione urbana si è rivelata molto più di un semplice cambiamento architettonico: ha modificato i ritmi, le relazioni, i legami.

Il materiale raccolto è stato condiviso anche con Acer e l’Assessorato, affinché alle voci dei residenti si affiancassero anche quelle di chi, a vario titolo, ha lavorato per e con il quartiere negli anni. Il risultato finale è stato un documentario, nato dalla scrittura di un drammaturgo e dal paziente lavoro di selezione e montaggio del nucleo artistico. Un mosaico di testimonianze che non solo racconta Villaggio Stranieri, ma lo fa vivere, con le sue contraddizioni, i suoi ricordi, i suoi sogni.

 

Un progetto fatto di ascolto, relazioni e memoria, che ha dato valore a ogni storia incontrata, trasformandola in parte di un racconto collettivo. E che ha mostrato quanto sia importante fermarsi, sedersi accanto, e semplicemente… ascoltare.